Cambiata la loro composizione, quanto mangiarne?
Gusto, tradizione e benessere si fondono nei salumi italiani DOP e IGP. L’argomento è stato trattato, durante la IX edizione del convegno NutriMI, dal dottor Emanuele Cereda al quale abbiamo chiesto alcuni approfondimenti sull’evoluzione che questi alimenti hanno avuto nel tempo e sull’opportunità di un loro inserimento in una dieta bilanciata. Alcuni dati fornitici dal nostro interlocutore possono essere già noti agli addetti ai lavori; tuttavia è sempre interessante ribadirli e, soprattutto, portarli sempre più a conoscenza del consumatore nel modo più corretto. Al di fuori di falsi miti e di informazioni fuorvianti.
Come è cambiata la composizione-struttura dei salumi e dei prodotti insaccati in genere negli ultimi anni?
Grazie ad un notevole impegno di tutta la filiera produttiva, negli ultimi anni la composizione dei salumi italiani si è notevolmente modificata. In base alle recenti indagini dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN ora CRA-NUT) e della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA) e promosse da ISIT (Istituto Salumi Italiani Tutelati) e IVSI (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani), le proteine sono aumentate fino al 23%, a scapito dei grassi totali ridotti in alcuni casi fino al 34%. Inoltre, ne è cambiata la composizione, grazie al miglioramento dell’alimentazione dei suini: i grassi saturi sono diminuiti e ora costituiscono mediamente il 30%, mentre i grassi insaturi sono passati dal 30 a quasi il 70%. Il miglioramento tecnologico ha consentito una notevole riduzione del sale rispetto al passato, dal 4% circa fino ad oltre il 45% a seconda del prodotto, e dei nitrati e nitriti, ormai pressochè assenti.
I salumi DOP e IGP, come gli altri prodotti alimentari tutelati dalla Comunità europea, sono prodotti dalla qualità certificata, rappresentano dunque una garanzia per il consumatore che in questo modo è sicuro di acquistare alimenti aventi determinate caratteristiche, legate alla tradizione e a uno specifico territorio. Per questo, sono regolamentati da un preciso disciplinare di produzione a cui tutti i produttori devono attenersi e sono sottoposti ad un duplice sistema di controlli: una verifica puntuale del rispetto del disciplinare condotto da Organismi indipendenti, autorizzati direttamente dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf), e un’attività di salvaguardia e vigilanza durante la commercializzazione svolta dal Consorizo di Tutela e dal Mipaaf. Un altro importante ruolo, sempre a tutela e garanzia sia del consumatore che delle aziende produttrici è svolto dall’Istituto che associa i principali consorzi di tutela: l’Istituto Salumi Italiani Tutelati (ISIT). ISIT ha come scopo proprio la salvaguardia, la promozione e la cura generale degli interessi relativi al comparto della salumeria italiana tutelata, favorendo e supportando lo sviluppo del settore, sostenendo le politiche di difesa e valorizzazione delle produzioni tutelate, in ambito nazionale, comunitario e internazionale.
Alcuni salumi, con una sola porzione, superano anche il 30% della quantità di vitamina B1 raccomandata al giorno per un adulto, come nel caso del prosciutto cotto e dei prosciutti crudi DOP. Per quanto riguarda i sali minerali, essi sono presenti in forma altamente biodisponibile. Le analisi di cui parlavo prima hanno dimostrato un contenuto, spesso significativo, di ferro, zinco e potassio, necessari per molti processi fisiologici e biochimici. Ad esempio, la Bresaola della Valtellina IGP risulta particolarmente ricca di zinco: 50 g forniscono quasi il 24% del fabbisogno giornaliero raccomandato per un soggetto adulto. Dando la preferenza a quelli più magri, possono essere consigliati a diverse tipologie di persone: soggetti in crescita, sportivi e anziani. Qual è la sua opinione in merito al contenuto di omega-3 nella carne suina e nei salumi? Nel rispetto del disciplinare del produzione e della tradizione, gli importanti cambiamenti introdotti nella dieta degli animali hanno consentito di ottenere carni più magre e ricche di proteine e di acidi grassi polinsaturi.
Anche se ritengo siano altre le proprietà nutrizionalmente più interessanti dei salumi e di cui ho parlato prima, è interessante notare che la riduzione dei grassi saturi a favore degli insaturi (mono-insaturi e poli-insaturi) ha sicuramente migliorato la qualità lipidica. Per quanto riguarda gli omega-tre, una porzione di salumi può contribuire significativamente all’assunzione giornaliera di omega-3. In particolare, per quanto riguarda il contenuto in acido alfa-linolenico, 50 g di salumi apportano una quantità mediamente assimilabile a 100 g di salmone, se non addirittura di più nel caso della pancetta o dello Speck Alto Adige IGP. Inoltre, una sola porzione (50 g) di Bresaola della Valtellina IGP copre il 10% del fabbisogno giornaliero di EPA e DHA (i principali omega-tre).
(fonte articolo: Ingegneria Alimentare – le Carni, giugno 2015)
L’articolo è a cura di Emanuele Cereda – Specialista in Scienza della Nutrizione e Dottore di ricerca in Nutrizione Sperimentale e Clinica c/o il Servizio di Dietetica e Nutrizione Clinica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia – (Responsabile: dott. Riccardo Caccialanza)
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